Gli inglesi conobbero il Tè nei salotti coloniali, quando erano dominatori di un Impero la cui parte più importante era l’India. Alle signore degli ufficiali e funzionari di Governo, costrette a stare – annoiandosi – nelle loro residenze indiane, era stato raccomandato di utilizzare solo acqua bollita. Impararono così a rinfrescarsi con quell’infuso di foglie che i locali bevevano a tutte le ore, arrivando a trasformarlo in un rito di distinzione sociale, passatempo delle signore dell’Impero e, ben presto, cerimonia chic per la nobiltà europea.
Dire Tè, in verità, è dire Cina.
Là era conosciuto già da molti secoli prima della nostra era. La scoperta del Tè in Cina si fa risalire al mitico imperatore Shen Nong e la si data nel 2737 avanti Cristo. Data forse troppo precisa per essere storicamente onesta. L’imperatore conobbe inizialmente il Tè come pianta officinale, medicamento in grado di funzionare da antidoto per almeno settanta piante velenose, dall’effetto rinvigorente e che aiuta a mantenersi giovani.
Nella tradizione Giapponese invece, ne attribuiscono la scoperta al principe di origine indiana Bodhidharma, che decise di ritirarsi per trenta anni a meditare senza mai dormire. Trascorsi alcuni anni, gli venne sonno (c’è da capirlo). Si addormentò e al risveglio vide la sua debolezza. Pensò : “ Dormo perché mi si abbassano le palpebre” e, senza pensarci due volte, se le strappò e le scaraventò per terra. Dopo pochi giorni era nata una pianticella che, crescendo, si ornò di foglie di un bel colore verde smeraldo lucido. Il santo monaco le raccolse, se ne fece un infuso e vide che aveva trovato un buon rimedio contro il sonno.
Leggende che si perdono nella notte dei tempi. Ma chi ha visitato un monastero in Cina, in Tibet, in Nepal, in India, in Giappone ha visto che durante le lunghe ore di preghiera e di meditazione, un inserviente passa fra i banchi dei monaci a versare del tè che aiuta a mantenersi svegli e concentrati.
E com’è arrivata questa pianticella dall’ Asia lontana fino a noi in Italia? Ci sono voluti emiri arabi, papi, generali dell’esercito sabaudo e, in fine, tanto per cambiare, ci hanno messo lo zampino gli americani.
Ma non si possono esaurire in poche righe tutte le innumerevoli storie del Tè. A presto dunque, io sono pronta a raccontarvele.
Articolo scritto da Vania Coveri Tea Teller, mia insegnante di cultura, cerimonie e tè, che mi ha fatto riscoprire una bellissima passione e delle bellissime persone (lei naturalmente è una di queste). Se volete contattare Vania potete trovarla al link sopra o scrivendo alla sua email: vania@teateller.com